Fabio Morici · Writer Actor

Quando avevo 14 anni, regalarono a un mio caro amico una telecamera. Cominciammo a girare dei corti rudimentali, con montaggio in macchina e colonna sonora in presa diretta. Nel primo, facevo una specie di Jack Torrance in Shining: ho iniziato a fare l'attore grazie a Jack Nicholson e Kubrick. Il mio debutto sul palco capitò il giorno del mio 18° compleanno. Sono diventato maggiorenne sulla scena. Come potevo non considerarlo un segno?
Il primo racconto l'ho scritto a 16 anni: Campana di Vetro, ispirato al film Qualcuno da amare (Untamed Heart). Amore, destini incrociati, una storia dolce e commovente. Mentre come attore venivo attratto dai personaggi folli, come scrittore ero invece più romantico. Da allora non ho più smesso di scrivere: cinema, tv, teatro, libri, radio, web... Inseguo ancora l'amore e gli incroci del destino, e dentro di me convivono, ormai stabilmente, il romantico e il folle.
Narrare è umano
Vedo la realtà attraverso i codici di narrazione, come Neo in Matrix vedeva quelli di programmazione. Storie da ascoltare, storie da raccontare. Se non scrivo, leggo. Se non guardo un film, interpreto un ruolo. Narrazione ovunque. Dentro, intorno, sempre.
Ma alla fine dove sono io? Davanti allo schermo, o dentro? Nelle storie che vivo o in quelle che invento?
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NON SENTIRE
IL BUIO
Romanzo
«Per tanto tempo mi sono chiesto che senso hanno tutte le cose. Poi ho capito che non ce l'hanno. Glielo diamo noi con i collegamenti che facciamo tra una cosa e l'altra. Legandoci tra noi, passando l'uno nella vita dell'altro. Lasciandoci addosso delle tracce. Io sono tutti quelli che ho incontrato, tutte le cose che mi sono successe. Il senso è in questa miscela unica. Ognuno di noi è il senso di tutto.»
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“Wait a minute, wait a minute, you ain't heard nothin' yet!” (The Jazz Singer, 1927)
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